L’ansia può essere definita un senso di apprensione che è possibile provare nell’anticipazione di un certo problema; la paura, al contempo, può essere intesa come una reazione a un pericolo immediato. Generalmente la paura, quindi, può essere connessa a una minaccia presente mentre l’ansia a una possibile problematica futura. Entrambe condividono uno stato di attivazione del sistema nervoso simpatico (arousal) e un valore fondamentalmente adattivo: sono strategie evolutivamente sedimentate per massimizzare le possibilità di sopravvivenza della specie nel contesto di riferimento. Livelli anomali di ansia e paura però sono disfunzionali, disadattivi e spesso si ravvisano nei disturbi d’ansia.
I disturbi d’ansia costituiscono la diagnosi di disturbo mentale più comune; in uno studio condotto negli Stati Uniti su un campione di 8000 soggetti adulti è emerso che il 28% affermava di aver sperimentato in almeno un momento della propria esistenza sintomi che soddisfacevano la diagnosi di un disturbo d’ansia (Kessler, Berrglund, Demler et al., 2005). Nell’ambito dei disturbi d’ansia è possibile inquadrare il disturbo d’ansia generalizzata (GAD – Generalized Anxiety Disorder), caratterizzato dal sintomo primario della preoccupazione persistente (Kring, Johnson, Davison, Neale, 2017), intesa come tendenza cognitiva a rimuginare su un problema senza riuscire a focalizzarsi su altro (Mennin, Heimberg, Turk, 2004) e senza riuscire a elaborare una soluzione. Le preoccupazioni interessano aspetti tipici dell’esistenza di ogni individuo come il lavoro, le relazioni sociali, la salute, la situazione economica ma con un grado di intensità e persistenza tali da interferire notevolmente con il ritmo e la qualità della vita. Altri sintomi significativi possono essere difficoltà di concentrazione, irritabilità, stanchezza persistente, irrequietezza e tensione muscolare. L’esordio del disturbo d’ansia generalizzata avviene generalmente durante l’adolescenza ma è frequente la possibilità di individuare un’insistente tendenza alla preoccupazione anche precedentemente. Questo disturbo, inoltre, spesso si cronicizza: uno studio ha mostrato che circa la metà di un campione di individui affetti da GAD continuava a manifestare sintomi tipici a distanza di otto anni dalla prima diagnosi psicologica (Yonkers et al., 2003).
I disturbi d’ansia presentano una elevata comorbilità anche con altre tipologie di disturbi: il 75% dei soggetti a cui è stato diagnosticato uno di questi disturbi soddisfano i criteri per la diagnosi di almeno un altro disturbo psicologico e, più nello specifico, il 60% degli individui con disturbo d’ansia generalizzata soddisfa anche i criteri per la diagnosi di un disturbo depressivo maggiore (Brown et al, 2001).
I criteri diagnostici del DSM-5 per il disturbo d’ansia generalizzata sono:
- Ansia e preoccupazione eccessive che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno sei mesi;
- Difficoltà nel controllare la preoccupazione;
- Tre o più sintomi tra irrequietezza, facile affaticamento, difficoltà concentrazione, irritabilità, tensione muscolare, alterazioni del sonno;
- Disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o altre aree importanti;
- Condizione non causata dagli effetti fisiologici di una sostanza, altra condizione medica, altro disturbo mentale.
Attenzione! Questo articolo non può e non deve in alcun modo sostituirsi al lavoro di uno psicologo, a cui si rimanda per ottenere una valutazione psicodiagnostica.